Fondazione Franceschetti e Di Cola

                                               

Toponostica di Rottanova

Toponomastica cavarzerana. Da “Santa Maria del Fiore” a
“Rottanova”. L’etimologia delle numerose vie e località

Il famoso direttore d’orchestra cavarzerano Tullio Serafin (1878-1968), specializzato nel
melodramma ottocentesco, raccontò, nelle sue memorie, che il suo paese natale aveva un “nome antico”, “pieno di grazia e di pretese: si chiamava Santa Maria del Fiore, nientemeno”. Ma che “verso la metà del secolo accadde un giorno che l’Adige straripasse in quei pressi per ben due volte,
rompesse, insomma; e da allora il paese fu chiamato Rottanova” (da Rotta nuova, Rotta nova e quindi Rottanova).
Secondo il mio parere, la rotta dovrebbe essere stata quella nei pressi di Pettorazza del 28 ottobre 1844, che venne chiusa con molte difficoltà e che interessò anche Cavarzere. Pettorazza era un tempo una frazione di Cavarzere, contigua a Rottanova, che in seguito al “drissagno” o rettifica del fiume del 1785 (l’antico arginello è ancora visibile lungo la strada per Rovigo) “emigrò” sulla destra dell’Adige. Divenne in seguito proprietà dei Grimani e dei Papafava: cosiddetti, questi
secondi, appartenenti alla famiglia dei Carraresi, da “pappa-fava” o “papa-fava” perché “pappavano la fava”.
La via centrale di Rottanova, che va dalla sinistra dell’Adige alla destra del Gorzone, è intitolata a Umberto Maddalena. Il perché è presto detto: Maddalena trascorse i primi anni della sua giovinezza a Pettorazza, dove il padre Ettore era medico condotto, ma frequentò la quarta e la quinta elementare di Rottanova, con la maestra chioggiotta Gisella Penzo. E, quando ormai era diventato famoso, con il suo idrovolante “ammarava” sulle acque dell’Adige a Rottanova.
Il centro di Rottanova divide le Giare Superiori dalle Giare Inferiori (l’aggettivo è riferito al corso dell’Adige). Le “giare”, in questo caso, sono una specie di “invaso” delle acque alluvionali dell’Adige, che vi depositavano le sabbie e il limo. E, come Rottanova, sono “strette” dagli argini
dei due corsi d’acqua vicini; come le Marice, nei pressi di Cavarzere (anticamente “Mariezze” e “marese”, cioè stagno, piccolo lago, dal francese “marais”, palude, pantano). In questa zona umida, vincolata come tale, nel 1784 l’Adige subì un taglio per il raddrizzamento arginale. Anticamente il luogo era abitato, ma subì una radicale mutazione per l’escavo del terreno che serviva per il rafforzamento degli argini dei due fiumi adiacenti.
Numerosi sono gli altri siti, compresi nella zona di Rottanova, ancora rilevabili nella topografia del territorio cavarzerano; i nomi di molti dei quali sono andati in disuso o dimenticati. Ricordiamo Campagnola, Crocefisso, Due Ponti, Pianta, Sabbioni, Fornace, il cui significato è chiaro. Poi “Cattarin”, “Coette Alte” e “Coette Basse”, “Gazzabin”, “Giovanelli”, “Marassaro”, “Molina”, “Rossetta”, “Taglio Oca”, “Rotaccio”, “Goletta”, “Sabbioni Bubba”, “La Fossetta”, “Campagna
Duse”. “Cattarin” o “Catarin” corrisponde al nome veneziano Catterino ma, come spiega lo stesso Boerio, vuol anche dire raccoglitore di erbe, fiori o frutti o fronde delle piante. Quindi, potrebbe trattarsi di un luogo dove esisteva una piccola zona di procacciamento (da “cattare”, cioè raccogliere, appunto”.
Le “Coette” derivano dal veneziano “coa” (coda), di cui “coetta” è il diminutivo. Il termine è dovuto alla presenza di piccoli appezzamenti di terreno, come terminali di aree più grandi. L’origine del toponimo, secondo l’Olivieri, è dovuta alla condizione del suolo, dalla voce “cauda” terreno di
forma allungata. “Coette” ha lo stesso significato di “Coazze” (Brugine). Basse e alte significa più lontano o più vicino al capoluogo. “Gazzabin” dovrebbe significare luogo “intricato”, al quale è difficoltoso l’accesso. “Gazabin” in veneziano vuol dire “faccendiere”, colui che volentieri si intriga in ogni cosa. Ma il toponimo potrebbe anche essere un derivato da gazza, un uccello molto noto un tempo dalle nostre parti. La strada o via “Giovanelli”, che conduce da Rottanova a Conetta, è
dovuta alla famiglia Giovanelli (così come a Boara Pisani e Anguillara, come Ca’ Giovanelli). È noto che i Giovanelli erano patrizi veneziani ed ebbero, tra l’altro, anche un vescovo di Chioggia.
“Marassaro”, tra Coette Basse e lo scolo Venier, nei pressi di Marcanta (da “mercante”) è certamente dovuto alla presenza del marasso: una specie di serpe palustre o biscia, lunga e grossa, che un tempo caratterizzava con la sua presenza l’acqua stagnante e pantanosa. “Molina” (Olivieri) sarebbe un toponimo derivato da “molinus” (molino). Come tale diffuso in altri luoghi. Ma nel nostro caso potrebbe essere derivato dal casato Molin, come diremo poi. “Rossetta” è probabilmente derivato dal colore del terreno sabbioso (dovuto alla presenza di una fornace) e non dal cognome Rossi, una famiglia di piccoli livellieri, ricompensati con un po’ di terra per i servizi resi al monastero di S. Giustina. Le “sabbie rosse” sono quelle poste all’interno delle cosiddette “terre rosse”. “Taglio oca” (dell’oca o Occa) è derivato da un “drissagno” arginale dell’Adige del 1784 (presso Pettorazza) si tratta di un nome di fantasia, certamente. “Rottaccio”, un tempo “Rottacino”, presso Coette Basse, corrisponde al veneziano “piccola rotta”, che non ha gravi conseguenze. Il sito vicino “Goletta” è diminutivo di “golena”, banchina, parte del letto di un fiume ai piedi dell’argine, che resta asciutto. “Sabbioni Bubba” ricorda la proprietà di Giuseppina Busetto Bubba in Simion (1871-1953).
“La Fossetta” vuol dire piccolo canale o corso d’acqua (come “Coriolo” o “Curiola”, presso il cimitero del capoluogo cavarzerano). “Campagna Duse” significa chiaramente una antica proprietà “del Doge”. Il sito si trova alla sinistra del Gorzone, presso Coette Alte e lo scolo Foresto. L’origine si spiegherebbe con la vicinanza della tenuta Molina, cioè dei Molin o Da Molin, che ebbe un doge. (Rolando Ferrarese) P.S.: Il toponimo Pettorazza significa a “pe’ torassa”, cioè ai piedi della “torrassa” o torre vecchia,
che stava vicino all’Adige, dove sostavano le barche. Per comprendere bene la cosa occorre specificare che la chiesa di Pettorazza Grimani era detta, appunto, di S. Salvatore del Bastion, da una torre o bastione eretto dai veneziani a difesa di Cavarzere. (R.F.)

Dal numero 41 del 2 novembre 2014